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Replying to Gli anni dell'amore capitolo 5
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ShannonanimalletoPosted: 30/9/2012, 22:12
La stanza era ancora leggermente immersa nel buio quando Alexander entrò, eppure qualche timido raggio di sole cercava di farsi largo tra i pesanti tendaggi che adornavano le finestre. Erano tutti andati a letto molto tardi la notte precedente, gli invitati infatti dopo il lieto annuncio si erano intrattenuti più del dovuto e Anne era entusiasta di poter esporre trionfalmente il suo nuovo giovane e aitante fidanzato a tutto il ton londinese e alle sue migliori amiche. Meno felice e certamente più depresso invece appariva Louis che sorrideva tirato e non faceva altro che sottrarsi agli occhi indagatori della gente che già parlattova a bassa voce sulla sua distanza nei confronti della giovane futura sposa. Il giovane si accomodò sul lato destro del letto mentre il corpo del cugino avvolto dalle lenzuola era disposto supino al centro del grande letto. << Louis penso sia ora che ti svegli. Sono già le nove del mattino e devi ancora far colazione e prepararti per partire >> Alexander temeva che il cugino non lo avesse ascoltato e così tentò di ridestarlo con un gesto della mano che si fermò a metà strada quando l'altro si mosse lievamente. << Sono sveglio da ore, anzi credo di non aver mai dormito stanotte >> Louis puntò gli occhi in quelli dell'altro, erano arrossati per il pianto notturno, la voce roca e i capelli assurdamente spettinati. Alexander gli sfiorò paterno la fronte << La mia offerta è sempre valida >> e questo parve strappargli un timido sorriso << E' confortante saperlo >>. Louis si alzò improvvisamente dal letto con urgenza, un'urgenza che solo la consapevolezza notturna aveva potuto indurgli. << Xander potresti dire a mia madre che sarò pronto tra poco per la colazione? Voglio partire per Cambridge il prima possibile e ritrovare finalmente un pò di pace lontano da mio padre e da questa casa >> il cugino annuì incerto << Ma certo vado subito >> stava quasi per uscire dalla camera quando attese un momento << Vorrei solo che sapessi che farei qualsiasi cosa per renderti felice >> ma non ottenendo risposta si richiuse la porta alle spalle.

Delia stava bevendo un tè mentre la figlia sorseggiava svogliatamente il suo latte mentre di nascosto imboccava il suo piccolo matisse e sceglieva per se uno dei tanti dolci che la cuoca aveva preparato per la colazione mattutina << Amelia su la schiena e non ti strafogare troppo con i dolci o ingrasserai. E ti prego non dar da mangiare nulla a Matisse o lo farai star male >> la bambina sbuffò sonoramente << Si mamma >> << Ingrassare? Ma chi la mia bellissima cugina? >> Alexander entrò proprio in quel momento nella sala da pranzo giusto in tempo per difendere la sua adorata Amelia. << Perdona il ritardo zia - e si sporse per baciarle una guancia - ma questa notte io e Clara ci siamo intrattenuti più del dovuto. Louis arriva subito invece >> e si accomodò sulla sedia vicino alla cugina. Delia fece un cenno con la mano << Oh non ti preoccupare. Mi piace molto quella Clara è una così cara ragazza, penso sarebbe perfetta per essere tua moglie >> il nipote quasi si strozzo con la spremuta mentre Amelia diventava paonazza << Mamma ma cosa dici Xander non ha nessuna intenzione di sposarsi - e lo guardò in viso - non è vero? >> il cugino le prese una mano soffice << Mai, il mio cuore è già preso dalla bellissima e giovane donna qui di fronte a me >> e le sfiorò le nocche della mano facendo arrossire ancora di più la bambina e mettendo di buon umore anche Delia, che come tutte le donne del ton erano affascinate dai suoi modi estremamente gentili e affabili. Amelia stava per dire quanto fosse lusingata ma non ne ebbe il tempo perchè il fratello comparve proprio in quel momento << Buon giorno scusate il ritardo >> e baciò la madre e la sorella sedendosi infine dalla parte opposta rispetto al cugino. Delia sembrava preoccupata ma il figlio appariva sereno, quasi felice << Non preoccuparti Louis. Allora come ti senti? Ieri sera mi sembravi costernato >> il ragazzo si versò una tazza di latte fumante macchiandola con del caffè << Non dovete preoccuparvi madre, è stato solo un momento di smarrimento. Adesso mi sento molto meglio e anzi volevo chiedervi un favore >> gli altri tre lo fissarono incuriositi mentre Delia lo invitava a continuare << Certo dimmi pure tesoro >> Louis cercò le parole più opportune << Ecco so che era programmato che partissi nel pomeriggio ma vorrei anticipare in mattinata il viaggio verso l'università. Preferisco non arrivare troppo tardi, così che avrò tutto il tempo per sistemare i miei bagagli e riposare prima dell'inizio delle lezioni >> Amelia si alzò in piedi furiosa << No che non puoi. Lo avevi promesso, me lo avevi promesso Louis. Dovevamo passare la mattina insieme >> e scappò via piangendo, Alexander si alzò prontamente ma il cugino lo fermò << Vado io >> Delia lo fermò poco prima che si allontanasse << Se è questo che vuoi va bene. Scegli tu Louis >> il ragazzo annuì e infine uscì anche lui correndo.

Louis aveva cercato la sorella ovunque ma la bambina sembrava sparita, nessun inserviente pareva averla vista e ormai non sapeva più dove cercarla. Stava per rinunciare quando si accorse di matisse, che dormiva sereno sotto un ciliegio e si avvicinò cauto al micio per non spaventarlo o per spaventare Amelia, che doveva essere lì vicino quindi. Ed in effetti la bambina si era arrampicata su uno dei rami più alti, così che le fronde dell'albero la celassero agli occhi degli altri. Il giovane si accomodò per terra vicino al gatto, portandoselo sul grembo nonostante questi fosse alquanto riluttante alle coccole del ragazzo. << Mi dispiace Amelia, so cosa ti avevo promesso, so che dovevamo trascorrere la mattina insieme. Ma sento il bisogno di partire ora, subito, prima di sprofondare in un'infelicità che mi è difficile spiegarti e che ti sarebbe difficile comprendere. Io ti voglio bene Amelia, credimi e non farei mai nulla per ferirti, ma se anche tu mi vuoi bene come dici allora lasciami partire >> Louis tese l'orecchio in cerca di qualche segno, di un rumore. Forse si era sbagliato. Forse Amelia non era lì e Matisse si trovava casualmente fuori in giardino, ma proprio mentre mille pensieri affollavano la sua mente una cascata di riccioli biondi gli solleticò la fronte e subito dopo si ritrovò la sorella tra le braccia ancora scossa da qualche singhiozzo. << E' solo che mi mancherai Louis. Speravo che mi avresti dedicato altro tempo, a me non basta mai. Vorrei che tu fossi una mia esclusiva proprietà, ma non lo sei ed è giusto che tu vada. Io rimango sempre tua sorella però e promettimi che mi scriverai almeno una volta a settimana e che quando potrai verrai a trovarmi >> il ragazzo stava quasi per piangere, la strinse forte tra le braccia, fino a farle male, fino a farsi male, fino a far mancare il fiato ad entrambi << Te lo prometto. Ti scriverò e ti penserò. Oh dio ti amo così tanto Amelia >>. Rimasero abbracciati per un pò fino a quando il cugino non li raggiunse per comunicare che tutto era pronto per la partenza, si salutarono lì perchè sarebbe stato troppo per la bambina e in fondo anche per Louis. Si allontanò da solo mentre Alexander stringeva la mano della cugina, poteva sembrare un addio ma non era altro che un arrivederci.

Cambridge

Mancava poco alle 17:00 quando Louis arrivò al campus dell'università. Dai finestrini della vettura poteva già ammirare il vasto parco e gli alberi secolari che lo adornavano, c'era anche un ciliegio come quello sotto al quale aveva salutato Amelia e Alexander, e così gli parve di essere ancora un pò a casa. Aveva già ricevuto le informazioni necessarie riguardo il suo alloggio così non gli fu necessario indugiare oltre. L'autista lo accompagnò fino al dormitorio e mentre Louis cercava la camera, era la numero 395, l'inserviente scaricava solerte i bagagli. Si stava ancora aggirando dubbioso tra i corridoi quando da lontano notò un ragazzo dai capelli corvini seduto su una panchina, intento a leggere un libro. I corridoi erano deserti e nonostante non volesse disturbarlo, lui odiava essere interrotto durante la lettura, si fece coraggio e si avvicinò. Il ragazzo parve non accorgersi della nuova presenza e continuò a leggere come nulla fosse così che Louis fu costretto a simulare un colpo di tosse << Scusami, non vorrei disturbarti ma sto cercando il mio alloggio. Potresti aiutarmi? >>. Il giovane finalmente smise di leggere e pianò alzò gli occhi verso Louis. Non aveva mai visto occhi del genere. Non avrebbe mai saputo spiegare quanto fossero belli, non con le parole che conosceva, forse avrebbe dovuto inventarne di nuove. Erano blu, non un celeste ceruleo e sbiadito o un azzurro che stona, erano blu, di quel blu che ti rapisce, che ti porta a fondo con loro in un oceano immenso e che quando pensi di affogare ti riportano su nel cielo stellato. E il volto era indubbiamente perfetto, perlaceo e dai lineamenti sottili. Zigomi alti e leggermente imporporati di rosa come quelle delle fanciulle che arrossiscono ad un complimento. Louis stava ancora ammirando quel volto magnifico quando si rese conto che il ragazzo di fronte a lui lo fissava divertito, consapevole del suo fascino e della sua grazia. << Perdonami - soffiò Louis - è che mi ero perso >> il ragazzo sorrise mostrando due fila di denti perfetti e bianchi come le perle << Non ti preoccupare. Sono arrivato questa mattina e non conosco ancora molto ma se posso aiutarti volentieri >> e gli sorrise. Louis pensò di perdere un battito, eppure respirava ancora ed era ancora in piedi << Cercavo la stanza 395 >> annunciò lui incerto e l'altro parve illuminarsi << Oh so dov'è vieni, seguimi >> e così fece, seguito subito dopo dall'autista carico dei suoi bagagli.

La stanza era luminosa e molto grande, due armadi abbastanza comodi si trovavano sulle due pareti più lunghe. Sotto le finestre invece vi erano due letti singoli ognuno con il proprio comodino, due cassettoni erano posti di fronte ai letti seguiti da due scrivanie comode, ognuna con una sedia e infine una porta che conduceva nel bagno. Quando l'autista portò dentro tutte le sue cose Louis lo vide allontanarsi, ultimo appiglio con casa e allora si rese conto che stava iniziando una nuova vita per davvero. Stava per esplorare meglio la stanza, che appariva asettica e priva di qualsiasi fascino come solo le stanze del college possono essere, quando si ricordò del ragazzo alle sue spalle. Louis lo scrutò un momento e infine gli si avvicinò cauto quasi temesse di ricadere nei suoi pensieri se solo lo avesse osservato bene. << Perdonami non mi sono nemmeno presentato >> stava per dire come si chiamava quando l'altro lo fermò divertito, << So chi sei. Sei Louis Hart, il mio nuovo compagno di stanza >> Louis quasi si strozzò con la sua stessa saliva al pensiero di dover stare nella stessa stanza per così tanto tempo con quel giovine. << Si sono io e tu sei? >> il moro gli porse la mano << William, William Abrams è un piacere >> Louis gli e la strinse << Piacere mio. Abrams? >> Will annuì << Si sono ebreo ed americano >> l'altro ragazzo strabuzzò gli occhi. << Americano? >> Will sorrise << Si è un problema? >> << Oh no assolutamente è che non ho mai visto l'America >>, Il giovane sorrise << Beh allora dovrò raccontarti tutto >>. Stava davvero cambiando qualcosa nella sua vita e William Abrams era ciò che di meglio Louis avrebbe mai avuto.